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Influence islamique sur la Divina Commedia

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par idir Guessas
Université d'Alger - Licencie en langue appliquée (italien) 2008
  

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I.4.Dante e Dio

Nella figura di Dante con fluisce la crisi degli istituti e delle forme della civiltà medievale, mentre in tutta la sua opera, perticolarmente nella Divina Commedia, è presente l'estermo tentativo di superare questa crisi per potere restaurare l'equilibrio ormai spezzato. Anche si oggi l'ediale politico del poeta può sembrarci un'utopia, è necessario che lo si comprenda , posto nel suo periodo, per capire la genesi stessa della Divina Commedia.

Bisogna ricordare prima di tutto, il Convivio e la Monarchia: nel primo, Dante si sofferma sulla necesità dell'impero e dei suoi limiti: da Romolo ad Augusto, l'ascesa di Roma fu voluta da Dio e perciò l'autorità data all'Imperatore ha lo scopo di raggiungere i beni temporali, che preparano a quelli spirituali.Tale argomento verrà meglio sviluppato nel De Monarchia in cui Dante vuole dimostrare ancora la necesità dell'impero che, mediante un'autorità iniversale, l'Imperatore, come la luna, riceve, grazie alla benedizione del Papa non il proprio essere, ma la luce della grazia che gli consente di operare con giustizia e onestà.Il poeta è anche convinto che la chiesa non preceda l'impero, perché per i due fini assegnati da Dio all'uomo in terra ( la beatitudine di questa vita e quella della vita eterna) sono necessarie due guide per gli uomoini: il Papa, per guidare l'umanità alla vita eterna e l'Imperatore per la felicità temporale, due poteri autonomi.(Anche se alla fine Dante ammette che ci può essere uno certa subordinazione del principe romano al romano pontifice in qualche cosa, dal momento che la felicità terrena è ordinata verso la felicità eterna).

Il pensiero politico di Dante, con il passare degli anni, sembra (anche se questo è un problema molto dibattuto) abbia subito dei mutamenti: il poeta, con la Divina Commedia pare aver dato, respetto alle opere precedenti, maggiore importenza al rinnovamento della chiesa non solo per i fini ultra terreni ma anche per quelli politici.

Riguardo al fondamentale concetto dell'interpretazione provvidenziale la Divina Commedia sarà meglio compresa, ricordando l'interpretazione figurate di Auerbach, secondo cui la provvidenza divina ha eletto, fin dagli inizi, Roma capitale del mondo, dando al popolo romano grandi vertù per conquistare il mondo e ridurlo in pace; dopo, sotto Augusto, giunse finalmente il momento del Redentore: per questo Roma terrena, figura, anticipazione della Roma celeste, specchio dell'ordine divino nel mondo, diventa il centro del Cristianesimo e sede del Papa. Così, tutta la tradizione romana confluisce nella storia della redenzione.

La Divina Commedia è sicuramente un'opera nel suo insieme politica e autobiografica, ma è particolarmente nei canti sesti dell'Inferno, del Purgatorio e del Paradiso, che queste caratteristiche si evidenziano maggiormente. Nella sua ascesa verso Dio, Dante " Pellegrino" non può sminuire il valore della città terrena, frutto della sua osservazione della storia, la quale gli serve a dare concretteza alla sua poesia che altrimenti diventerebbe astratta.

Il centro ideale di questa epopea divina è la redenzione, che dà significato religioso al processo provvidenziale della storia, che viene vista così come teologia della storia, per Dante un punto preciso di partenza per giungere, alla fine, al vero supremo, a Dio, diventando, da storia, metastoria.Il poeta riesce a comprendere la realtà del suo tempo grazie alla conoscenza della storia che lo aiuta a fare luce su tutte le mesesie del suo periodo.Egli scorge nelle oscure profondità del consiglio divino il processo del manifestarsi storico: storia eberea e storia romana diventano anche storia sacra.Dante vede Dio-vivere-attraverso i fatti, per indirizzare l'umanità verso uno scopo determinato, diventando cosi ispiratore della storia, fatta dagli uomini:" vedi quanta virtù l'ha fatto degno di riverenza....."(Paradiso C.VI.VV.34.35)

Lo scopo di Dante è fondamentalmente quello di condurre l'umanità dalle lotte e da dolori terreni verso la pace, dalla città terrena alla città celeste verso la purezza della luce divina.Per questo trascendente scopo di giustizia, Dante attraverso le parole politiche di Ciacco, condanna l'uomo che lotta contro l'uomo ed anche l'uso della violenza, di cui è imbevuta la storia.

Il poeta è teso sempre a cercare nella storia un distino, un desegno della provvidenza divina, un giudizio di Dio nello scorrere del tempo storico, un rapporto profondo fra il momento reale, concreto e l'assoluto: quell'ideale assoluto, che è la suprema e ultima speranza al dolore degli uomini, si trova nell'emozione del presente."perché foco d'amor compia in un punto......."( Purgatorio C.VI.VV 38)

Dante l'autore universale e di ogni tempo, trasmette a noi l'importenza e l'eterno attualità di un valore, la fede in qualcosa che superi, tarscenda la triste corrotta realtà, illuminandola di luce divina: infatti è solo questa luce divina che può dare un'ultima e suprema spiegazione a quelle che inzia come semplice e contigente storia umana ma che sarebbe incompleta, assurda ed imperfetta se non tendesse verso uno metastoria, qualcosa che va al di là della stessa storia terrena. Solo con questa speranza, con questa tensione verso l'assoluta, come scopo ultimo della vita terrena, si può vivere ed accettare con dignità la stessa vita terrena, in cui operiamo secondo desegni imperscrutabili.

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"Ceux qui vivent sont ceux qui luttent"   Victor Hugo