I.3.2.Beatrice nella Commedia
La Beatrice della Vita Nouva non è la Beatrice
della Commedia. Betarice, specchio nella Vita Nouva
della giovinenzza di Dante, muta nella Commedia dove Dante è
mutato. La Vita Nouva è un libro lirico, e Beatrice non agisce,
non parla neppure. Ma la Commedia è un'alra cosa: qui agisce
Dante, e quindi agisce Beatrice. Il vago rapporto di quel primo amore non
potrebbe farsi più concreto: Dante si perde, ed ella viene a salvarlo.
Siamo nel vivo della vita di Dante, matura di esperienza e di dolore: a lui
sull'orlo della morte, ellasi muove per portare soccorso; per lui fatto
pellegrino, ella è luce e conforto nella via. Così la poesia di
Beatrice si fa dramma, fattasi dramma la vita di Dante ; e che profondo e
vivo legame è ora tra loro quell'amore antico, che torna colla potenza
di tutti gli anni trascorsi, Dante ricollega più volte la
Commedia alla Vita Nouva, come se quella continuasse questa.
E componendo, passata ormai la metà della vita, la grande storia di
salvezza, affida a quella che fu la luce dei suoi primi anni l'azione centrale.
Beatrice apre e chiude infatti tutto il cammino della purificazione, che
percorre l'Inferno e il Purgatorio, ed é guida a Dante nel regno della
beatitudine. Ella appare nel II canto dell'Inferno, discesa al limbo a chiamare
Virgilio in aiuto di Dante. È fatto il confronto nel lungo cammino per i
due regni. E ricompare sulla cima del Purgatorio, il compiere l'opera che fa
Dante puro per la salita alle stelle. Questo è veramente il momento
centrale della poesia di Beatrice, come è il momento centrale della
salvezza di Dante. Ella scende qui cinta dell'autorità della
beatitudine, in un mirabile trionfo. Ora Dante rivede per la prima volta la
soave bellezza che la conquistò quando era fanciullo, ma questo è
anche il momento doloroso e grave della confessione. È il momento
solonne, dove qualcosa deve essere spezzata perché torni la chiarezza.
Dante ha affidato a Beatrice quell'alta autorità e quel compito,
perché è l'antico amore per lei che egli ha tradito, è il
suo volto che egli ha dimenticato. È Beatrice che salva Dante nella
Commedia, perché lei è il bene che egli ha conosciuto e amato
nella giovinezza. Tutta la Vita Nouva sta dietro a questa scena.Del
tradimento verso quel giorni Dante deve rendere conto ora, a lei che soltanto
ora gli riappare con tutta l'antica forza d'incanto. Il suo amore si ridesta
potente, coi segni stessi di allora,ma più intesi per l'animo fatto
adulto.
Senza de li occhi aver più
conoscenza
per acculta virtù che da lei mosse
d'antico amore senta la gran potenza .
Amore pentimento e vergogna fanno tempesta nel suo cuore. In
questa scena drammatica il personaggio è uno solo ed è Dante :
Beatrice no è una persona che gli stia di fronte. Esse , gli parla colla
sua stessa voce, è la luce alla quale finalmente riapre gli occhi e il
suo cuore. L'azione non è in lei, ma in Dante, nella cui tenereba si
riflette quella luce. E quando egli è passato attraverso il duro cimento
e la vede senza velo, allora nessuno può ridire con che parola egli
canta quella bellezza ritrovata: " o isplendor di viva luce
eterna...". Così s'innalza la fine del XXXI canto, dove gia vebra
la poesia del Paradiso e nella terza cantica, Beatrice si trasfigura ancora,
come tutto si trasfigura agli occhi di Dante. Perduta ogni scoria terrena, ella
diventa la sinsibile misura dell'immortale splendore che l'occhio del poeta
contempla. Dante ha rotto tutti i ponti colla terra; egli tenta qui di ridire,
lottando contro la sorda parola, lo stato, sperato e non sperimentato dagli
uomini della beatitudine. E Beatrice si fa centro vivente di quella
beatitudine, ardore e riso degli stessi cieli, ella che è la prima e
sola parvenza di quel mondo che Dante abbia mai visto in terra. Non per nulla
è grazie alla sua luce che Dante sale. E quando ella lo ha lasciato alla
soglia dell'Empireo, noi la vediamo ancora tendere le mani per lui, nel suo
ultimo gesto, chiedendo a Maria che l'aiuti nell'ultimo passo dell'incontro con
Dio.
Quasi tutti hanno visto in Beatrice un simbolo di sapienza, di
divina sapienza. Ed è probabile che ella lo sia, che ella impersoni
quella sapienza che si può avere solo in Paradiso, dove si contempla
l'eterna verità. Ma ella non è soltanto questo.
Quest'attributo rientra in un significato più vasto,
che è indubbiamente il suo motivo essenziale: ella è dono di
grazia, è quello a cui l'uomo non può giungere con le sue sole
forze, miracolo che Dio dona a tutte le creature, perché possano
arrivare a lui; è quel lume d'eterno che Dante intravvide, e
instancabilmente seguì, colla sua vita e la sua arte, fino a toccare
coll'una e coll'altra, il Paradiso.
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